Il documento alla nostra attenzione si intitola “Il mobbing: opuscolo informativo” ed è stato realizzato dall'AUR, Agenzia di ricerca della Regione Umbria, e curato da Giuliano Bussotti.
L’opuscolo, che prende spunto dal progetto intitolato “Azioni di informazione e ricerca: sensibilizzazione sulla disciplina del Mobbing, informazione (formazione) sul fenomeno nel contesto regionale umbro di riferimento” e dalla Legge Regionale n. 18 del 28 febbraio 2005, vuole informare i lavoratori e le lavoratrici sul significato e sulle caratteristiche del mobbing “per contribuire ad eliminare il fenomeno, o quanto meno per aiutare a riconoscerlo e a difendersene”.
Nel capitolo in cui si affrontano le tipologie del mobbing il documento indica che “in un atteggiamento teso verso il mobbing, gli esperti riconoscono i seguenti elementi:
- il comportamento negativo sistematico;
- la ripetizione costante nel tempo;
- lo squilibrio del potere tra mobber e mobbizzato;
- l’intento e la strategia delle azioni, tutte mirate ad estromettere dal lavoro”.
- “strategico: il comportamento sopra descritto è programmato dall’azienda o dai suoi vertici, con il preciso scopo di allontanare dal lavoro uno o più dipendenti;
- emozionale: il comportamento è posto in atto da due o più colleghi della vittima, per varie ragioni: rivalità, gelosia, antipatia, diffidenza, etc.;
- un mobbing che diviene un comportamento tra colleghi per ambizioni di carriera (mobbing orizzontale), o tra un superiore e un subordinato ritenuto scomodo e pericoloso per il non rispetto gerarchico (mobbing verticale)”.
Ma come si sviluppa il mobbing?
Se è vero che “ogni luogo di lavoro attraversa fasi di conflittualità”, il “mobbing è altro e di più”. Si riconosce se il “conflitto prosegue oltre un arco temporale grosso modo triplo rispetto ad un conflitto normale”.
Queste le fasi che questo fenomeno può affrontare secondo il modello italiano Ege:
- fase 1: il conflitto diventa mirato verso una vittima;
- fase 2: “si avverte un cambiamento nel clima di lavoro, che rappresenta l’inizio del mobbing: ogni comportamento viene realizzato, in maniera esplicita o subdola, per attaccare la vittima sul piano lavorativo e personale”;
- fase 3: la vittima accusa i primi sintomi psicosomatici;
- fase 4: mancato intervento dei responsabili del personale e altri dirigenti aziendali (forse non conoscono/riconoscono il mobbing o, in alcuni casi, “sono essi stessi a metterlo in pratica”);
- fase 5: aggravamento della salute psicofisica della vittima;
- fase 6 : conseguente esclusione del dipendente dal mondo del lavoro.
Fonte: puntosicuro.it
Nessun commento:
Posta un commento